Il nostro amico Cechov
2020

Per tre lunedì, fra aprile e maggio, abbiamo lavorato, in incontri a distanza, su Anton Cechov. E abbiamo imparato a sentirlo vicino, quasi nostro, entrando nelle vene della sua narrazione minuta, amara, compassionevole e talora comica senza esultanza, della realtà. In attesa di tornarci sopra, in tempi e modi da ipotizzare, ecco uno stralcio di giudizio su Cechov di un altro russo, Vladimir Nabokov:
"I libri di Cechov sono libri per persone spiritose; vale a dire che solo un lettore con il senso dell'umorismo può realmente coglierne la tristezza. Ci sono scrittori il cui suono è una via di mezzo tra un risolino e uno sbadiglio... Ce ne sono altri in cui esso è una via di mezzo tra una risata di soppiatto e un singhiozzo - e uno di loro è Dickens. C'è anche quell'orribile tipo di umorismo introdotto dall'autore per cercare un momento di sollievo, puramente tecnico, dopo una scena tragica - ma è un trucco ben lontano dalla vera letteratura. L'umorismo di Cechov non corrisponde a nessuno di questi tipi; è puramente cecoviano. Le cose per lui sono insieme buffe e tristi, ma non potete accorgervi della loro tristezza se non cogliete la dimensione buffa, perché i due elementi sono legati tra di loro".
(Da: Vladimir Nabokov, "Lezioni di letteratura russa", Garzanti, 1987)
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