Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

20maggio
2023

Ecco un bel libro sui libri, anzi sulla lettura come passione, vizio, divertimento, riflessione, emozione e vertigine. Lo ha scritto Bianca Pitzorno, autrice celebre per i suoi libri (molto belli) per ragazzi (ne ha venduti milioni copie nel mondo). Ma anche per ottimi romanzi "adulti". Qui lei si confida, trepida ed entusiasta, sulla propria vita di lettrice, incantandoci con sensazioni belle, momenti, pensieri e titoli che ci richiamano e chiamano. Fra i molti pensieri suoi ne scegliamo uno in cui lei ci dice cosa perdono coloro i quali non hanno la passione, o l'inclinazione, per la lettura. Il suo non è un discorso snobistico: è semplicemente la contentezza di gioire di un'esperienza così bella che la si vorrebbe per tutti:

"Ci sono persone non inclini alla lettura. Persone degnissime, stimabili, alle quali non si può né si deve rimproverare niente. E che probabilmente non sono consapevoli che manca loro qualche cosa, e che non ne soffrono, ma qualcosa gli manca, e io ne soffro per loro. La bellezza del conoscere e partecipare, sia pure astrattamente, ad altre vite; la trasmissione nel tempo, nei secoli, di storie esemplari, emozionanti, tristi, divertenti, appassionanti. La conoscenza di persone reali o immaginarie che potrebbero insegnarti cose importanti o anche solo esserti amiche. Manca loro il miglior rimedio alla solitudine, la possibilità di viaggiare e conoscere nel tempo e nello spazio. Io, come tutti gli altri lettori, questo tesoro lo possiedo, e ne sono riconoscente alla sorte".

Bianca Pitzorno

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05maggio
2023

“Occupazioni inutili e conversazioni sempre uguali si portano via la parte migliore del tempo, le forze migliori, e alla fine rimane una via mutila, senz’ali, una nullità dalla quale non si può fuggire, evadere, come se si fosse in un manicomio o in una squadra di condannati ai lavori forzati”

Anton Cechov (1860-1904)

Il grande scrittore russo sapeva bene quanto tempo enorme e prezioso viene speso da futilità e convenevoli e piccole occupazioni o illusorie o fastidiose. E così si butta via la vita. Ma poi Cechov aveva il dono grande di osservare, con curiosità vivida, con realismo amaro ma anche con tenera e talvolta divertita compassione, quel brulichio vano, quell’affannarsi di esistenze nel brusio di parole quasi sempre inutili. E ne ricavava racconti formidabili e pièces teatrali che dalla scontata routine della quotidianità traeva (come un mago fa cavando colombe bianche da un cilindro) splendide narrazioni che da oltre un secolo appassionano i lettori del mondo. Miracolo della letteratura: dare luce e forza nuove alla realtà, per minuscola e persino meschina che essa talvolta possa essere. Cechov scrisse anche questa frase, che dice tutto:

“Superare quel che di meschino e illusorio impedisce di essere liberi e felici, ecco lo scopo e il senso della nostra vita.”

Quale che sia poi la felicità nella libertà, resta tutto da scoprire. Cominciamo almeno a desiderarla.

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22aprile
2023

(m.f.) Ian McEwan, ovvero il grande scrittore che esagera. Sul talento dell’autore britannico (una delle voci più importanti della narrativa inglese d’oggi) non si discute. Ha al suo attivo molti romanzi, seppure fra alti e bassi. Alcuni di grande spessore e valore. Adesso ecco il suo ultimo titolo appena tradotto in italiano, “Lezioni” (Einaudi). È la storia della vita di un uomo “senza qualità”, nostro contemporaneo, investito da eventi eccentrici e quasi incredibili se presi tutti insieme: dalla seduzione, manipolazione, iniziazione erotica, lui minorenne, ad opera di una gagliarda e bizzarra maestra di pianoforte adulta, a una moglie che lo pianta in asso abbandonandolo con un bambino piccolissimo e scomparirà per anni e anni perché occupata a fare la grande scrittrice e dunque senza avere tempo e sentimento per la banalità di un marito e un figlio. Basta: cancellati. Quella vita apparentemente comune ma poco probabile, caricata com’è di tinte forti quasi come esigenza di spettacolo letterario, basterebbe, eccome, per riempire un romanzo. Ma non basta a McEwan, il quale ritaglia quell’esistenza su un fondale storico contemporaneo che attraversa cent’anni, grazie non solo alla propria esperienza ma anche a quella dei suoi genitori e suoceri, dunque indietro nel tempo. A Roland Baines, protagonista del romanzo, e al lettore di esso, franano così addosso accadimenti epocali, come se fossero dispense per lezioni di storia: il Terzo Reich hitleriano e la resistenza fallita dei poveri ragazzi della Rosa Bianca, la Seconda guerra mondiale, la dissuasione nucleare, il muro di Berlino costruito e poi abbattuto, gli anni di Margareth Thatcher e della guerra delle Falkland, il disastro di Chernobyl, le grandi crisi finanziarie, il terrorismo islamico, la Brexit, l’emergenza ambientale, la pandemia di COVID. Come a dire che un destino individuale si impasta con la Storia e ne viene marchiato. Ma questo, ci si chiede, è un romanzo o una continua lezione di storia? Se poi nel 1962 un quattordicenne vergine, di fronte alla crisi dei missili fra USA e URSS e alla accennata prospettiva di una guerra nucleare e dunque della fine del mondo, si mette in mente di non poter scomparire nella Apocalisse atomica senza aver prima provato le gioie del sesso e dunque si dà da fare, il lettore sente odore d’artificio. Se Ian McEwan ha voluto creare un cosiddetto “romanzo mondo”, la misura gli è sfuggita un po’ di mano. Con il rischio di “troppismo”, ovvero di incursioni storiche in eccesso. Intendiamoci: Ian McEwan possiede forza manifesta di scrittura, sa inventare ritmi, affondi riflessivi e tensione narrativa. Lo si legge come correndo, con partecipazione di tutta la persona. Eppure c’è davvero qualcosa di eccessivo nella presunzione di mettere il mondo intero e un secolo dentro una storia personale. Il detto “il troppo stroppia” sembra adattarsi al romanzo di McEwan, nella mia valutazione soggettiva (e dunque opinabilissima: lo dico perché di solito parlo soltanto bene dei libri che mi piacciono ed evito critiche negative e non parlo dei libri che non mi piacciono). Riconoscendo la forza viva di alcuni titoli memorabili di McEwan, come “Espiazione”, “Bambini nel tempo”, “Sabato”, mi pare giusto sottolineare qualche perplessità di fronte a un romanzo che possiede persino una certa aridità di tipo filosofico o spirituale, quasi che il povero Roland Baines non abbia nemmeno per un attimo, in tutta la propria vita piena di eventi singolari, conturbanti e drammatici, alzato lo sguardo oltre l'asticella dell'acquiescenza.

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07aprile
2023

Un romanzo breve, denso, essenziale, enigmatico: “La visitatrice”, di Maeve Brennan (Rizzoli). Lo trovate presentato, con video e recensione, nel nostro sito. Ci abbiamo lavorato sopra con i nostri Circoli di lettura, nell’incontro di Bellinzona e nei due incontri di Lugano, lunedì e martedì 3 e 4 aprie scorsi. Riportiamo qui un pensiero, sintetico e del tutto condivisibile, di una delle nostre partecipanti. Nella nostra immagine ecco l’autrice Maeve Brennan, dalla bellezza fine, delicata, aristocratica: messa così, pensosa, davanti a un bagliore di fuoco di camino che ricorda quelli che incessantemente riscaldano nel romanzo i corpi freddolosi dei protagonisti (ma raramenente il loro cuore), l’autrice sembra qui l’esatta versione visiva del personaggio da lei creato. Ma veniamo al giudizio:

“Ho letto “La visitatrice” di Maeve Brennan: straordinaria scoperta! Mi ha colpito come ogni elemento - natura, oggetti, strade, palazzi - in questo racconto lungo sembri partecipare alla vita della protagonista Anastasia. Persino il mutare della luce, non importa che sia naturale o artificiale, accompagna i suoi stati d’animo come una musica di sottofondo. E poi questo tema centrale (i nostri atti ci seguono, inesorabili, implacabili!): ereditare una colpa che non si è commessa se non per aver scelto fra due amori, quello per il padre e quello per la madre. Ma per la nonna, Mrs King, Anastasia non può essere assolta. Ci si chiede che passato abbia avuto l’anziana signora, così avara di sentimenti e compassione, così bloccata nel tempo come la casa che abita, ancora così attaccata alla memoria dell’unico figlio. Elementi che fanno parte di quel non detto così ben spiegato nell’introduzione e che rendono questo racconto angosciante, enigmatico e perfetto”.

(Francesca Battistella).

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12marzo
2023

Disfarsi di un po' di libri considerati superati o poco utili? Gettarli, darli via ad associazioni, biblioteche volontaristiche, cabine telefoniche riciclate? La volontà ci sarebbe, quando crescono anni nel tempo e libri negli scaffali, ma poi la cosa è tutt'altro che facile. Ne sa qualcosa lo scrittore inglese Ian Mc Ewan il quale nel suo ultimo romanzo ("Lezioni", appena tradotto da Einaudi: ne parleremo) mette nell'animo del personaggio principale del libro una difficoltà che l'autore conosce molto bene:

"...Roland si decise a mettere in ordine gli scaffali strapieni di libri...Non è facile mettere ordine nei libri. Scegliere quali buttare via. I libri oppongono resistenza. Roland si piazzò accanto a uno scatolone per gli scartati da destinare ai negozi dell'usato. Un'ora dopo lo scatolone conteneva solo due guide turistiche tascabili non aggiornate. Il fatto è che certi volumi avevano dentro foglietti di carta o lettere che bisognava leggere prima di ricollocare il libro sullo scaffale. Su altri c'erano delle belle dediche. Molti erano vecchie conoscenze che non si poteva prendere in mano senza sentire l'impulso di aprirli e riassaggiarli, scorrendone la prima pagina o un'altra a caso. C'era un gruppetto di prime edizioni che esigevano un momento di ammirata attenzione..."

Insomma: uno si mette di buona lena ma poi perlopiù non ha cuore di tradire dei libri magari insignificanti ma che hanno avuto una silenziosa e fedele presenze nel cammino degli anni del loro proprietario. E poi se ti metti a riordinare libri rischi di tirare mezzanotte smarrendoti nella giungla dei ricordi e della curiosità. Uno smarrimento non spiacevole ma impegnativo.

Illustrazione: Carlo Spitzweg, "Il topo di biblioteca", 1850



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24febbraio
2023

Ecco i libri su cui lavoreremo (dopo che la sera di mercoledì 29 marzo discuteremo insieme de "Il gabbiano" di Anton Cechov alle 19 a Bellinzona, prima di andare a vedere l'opera rappresentata al Teatro Sociale, alle 21:45) in aprile e maggio, per completare il ciclo inverno-primavera 2023

Lunedì 3 e martedì 4 aprile, a Bellinzona e Lugano 1 e 2
2 romanzi molto brevi (o racconti lunghi)
Philip Roth, “Goodbye, Columbus”, Einaudi (lavoreremo sul primo racconto-romanzo, che ha quel titolo, tralasciando gli altri racconti contenuti nel volume) e
Maeve Brennan, “La visitatrice”, Rizzoli

Lunedì 8 e martedì 9 maggio, a Bellinzona e Lugano 1 e 2:
Francis Scott Fitzgerald, "Belli e dannati", Feltrinelli

Per iscrizioni e informazioni:
info@circolodeilibri.ch
079 456 44 87


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03febbraio
2023

“Nevicava. Una leggera, dolce neve senza vento, con un grande, pacifico silenzio che avvolgeva tutta la terra. Camminò e accelerò il passo fin quasi a correre ininterrotto, leggero e allegro nel cuore anche se un poco turbato… Il cavallo affrontò con impeto la salita mandando vapore dalle froge. La slitta scivolava nella luminosità di quel mattino del 31 dicembre e quando si fermarono davanti alla casa con il ramo di abete sopra l’uscio, sentirono il pianto di chi nasce”.

Mario Rigoni Stern, “L’anno della vittoria” (Einaudi), 1985 (anche in: Mario Rigoni Stern, "Trilogia dell'altipiano", Einaudi)

Illustrazione: Varlin (1900-1977), Paesaggio invernale a Bondo, Bregaglia


Il romanzo si situa subito dopo la fine della prima guerra mondiale e racconta una vittoria: non quella dei generali (dolorosamente scontata fra l’altro dalla povera gente) ma quella della ricostruzione della vita sulle macerie di una montagna bombardata, rovinata, ferita. Il romanzo è la storia del ragazzo Matteo e della sua famiglia, profuga ai piedi delle proprie colline d’altura quando queste sono dilaniate dalle bombe e dai combattimenti. Il ritorno al villaggio è doloroso, davanti a rovine, case distrutte, memorie violentate. Ma fra le macerie della sua casa Matteo ritrova una bambola di pezza e il mestolo per attingere l’acqua: due segni di una possibile rinascita nell’umiltà delle cose. La vita che rinasce è punteggiata di dolori e malinconia, ma anche di avvisaglie di gioia e di letizia interiori che a fatica si rifanno strada. Fra il gelo delle disgrazie, dei lutti, delle ferite dell’anima, balena la luce tremula della speranza. Dopo un Natale con il pianto nel cuore, lontani da casa, giunge un Natale ancora precario ma sotto il proprio tetto, con la Messa di mezzanotte e, all’osteria, la cioccolata fumante e i trepidi saluti. E poi, riecco la vita, in un’alba di San Silvestro piena di fiocchi e di odore di pane nuovo. Matteo è stato mandato dal papà con la slitta e il cavallo a chiamare il medico perché la mamma, incinta all’ultimo mese, ha le doglie. Si affrettano nella neve alta, lui e il dottore, verso casa. E quando sono quasi arrivati, dentro la pace silenziosa dei fiocchi odono il suono del miracolo che si ripete, quello del “pianto di chi nasce”. La vita.

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20gennaio
2023

"Dopo il piacere di possedere libri, nessun altro eguaglia quello di parlarne" (Charles Nodier, 1780-1844). Noi del Circolo dei libri siamo abbastanza d'accordo con lui, vero? Questa sua frase la trovo in epigrafe di un colto e delizioso volumetto edito e tradotto da Sellerio, opera di un bibliofilo, Jacques Bonnet, 74enne francese, editore, scrittore e traduttore: "I fantasmi delle biblioteche". Lì dentro c'è di tutto. Peschiamo a caso:

"Come e dove leggere?. Dovunque e in qualunque posizione. Ben lontano, in ogni caso, dalle raffinatezze di Guarino che, come riferisce Anthony Grafton, 'amava leggere in barca, col libro posato sulle ginocchia, così da poter gustare nello stesso tempo il piacere del testo e lo spettacolo dei campi e dei vigneti visti dall'acqua'. Leggo seduto, in piedi e anche mentre cammino, perché no? Ma l'ideale è leggere sdraiato: è come se quella posizione permettesse al testo di entrarmi dentro più facilmente. La lettura ha abbreviato i viaggi più interminabili, ha fatto sì che non mi accorgessi delle ore di attesa negli aeroporti e che sopportassi per decenni le riunioni lunghissime e inutili alle quali non potevo sottrarmi...". Che bel tipo, questo.

Immagine: Vilhelm Hammershoi (1864-1916)

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31dicembre
2022

Per Capodanno, facciamo un passo indietro e torniamo alle riflessioni sul passaggio da un anno all'altro di Giacomo Leopardi (1798-1837). Con lui andiamo sul sicuro. Nel suo "Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere" (in "Operette morali") Leopardi si sofferma sui propositi (e le illusioni) di ogni cambio d’anno: all'ottimismo del "passeggere" sul futuro risponde la cauta, quasi scettica speranza del venditore. Il Circolo dei libri, al termine di un anno difficile e all'alba di quello nuovo, vi presenta una sintesi e una riflessione su questi pensieri di Leopardi, che non fu soltanto grandissimo poeta ma anche un prosatore di altissimo intelletto.

“Almanacchi! Almanacchi nuovi! Lunari nuovi!”. E’ il grido che per Capodanno risuona all’angolo di una piazza in una città italiana non meglio precisata: lo va ripetendo un venditore di almanacchi per l’anno nuovo. La scena è raccontata da Giacomo Leopardi nel 1832 nel suo “Dialogo di un venditore di almanacchi e un passeggere”. Fra il “passeggere” (passante) e il venditore d’almanacchi si svolge un dialogo che sembra bonario e colloquiale ma gronda di dubbi filosofici ed evoca il desiderio di felicità che abita il cuore dell’uomo e che sembra non essere appagato mai del tutto. Le cose erano già così allora, le cose sono ancora così oggi. A ogni passaggio d’anno ci nutriamo di buoni propositi (che non manterremo quasi mai), facciamo qualche rapido bilancio (luci, ombre, ammaccature) ma soprattutto affidiamo all’anno nuovo la speranza (auguri, auguri!) che finalmente accada il bello e il buono (e se possibile il giusto) che nel profondo desideriamo. Lo sapeva bene Leopardi, il quale con il suo amaro pessimismo metafisico (che abita la sua grande opera poetica ma anche la sua prosa) conosceva questa rinnovata illusione che il bene finalmente arrivi davvero, con l’anno nuovo. Dunque, con il pretesto del lunario (almanacco) dell’anno che arriva, il passante interroga il venditore e gli chiede se lui desideri magari riavere, in quanto ad appagamenti e bene, qualche anno passato oppure se egli punti su quello nuovo. Il venditore ci pensa un po’ e dice che no, non vorrebbe riavere nessun anno. Entro nel vivo del dialogo di Leopardi:

Passante: Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore: Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passante: Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore: Appunto.
Passante: Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore: Speriamo”

Il passante acquista un almanacco e se ne va, il venditore riprende a gridare “almanacchi, almanacchi nuovi, lunari nuovi!” Resta nell’aria la persuasione del passante, il quale ha osservato che la felicità alla fine consiste nell’attesa di qualcosa che non si conosce, nella speranza in un futuro diverso e migliore rispetto al passato e al presente. Giacomo Leopardi, che toccava spesso il tasto delle speranze disilluse e delle vanità polverizzate, altre volte aveva sostenuto che la felicità non è tanto legata a qualcosa di reale che stiamo vivendo ora o che già abbiamo vissuto ma sta piuttosto nell’attesa, nella speranza di qualcosa di bello che ci immaginiamo ci possa accadere. Nel 1827, cinque anni prima di inventare il suo dialogo fra il venditore di almanacchi e il passante, ecco per esempio cosa scriveva nello “Zibaldone”: “Nella vita che abbiamo sperimentata e che conosciamo con certezza, tutti abbiamo provato più male che bene; e se noi ci contentiamo ed anche desideriamo di vivere ancora, ciò non è che per l'ignoranza del futuro, e per una illusione della speranza, senza la quale illusione o ignoranza non vorremmo più vivere, come noi non vorremmo rivivere nel modo che siamo vissuti”. Questa amarezza pessimista sembra però, nel “Dialogo” di cui ho tratto un assaggio, stemperata proprio dalla risposta finale dell’umile, concreto venditore di almanacchi il quale, sentito il passante cliente affermare che l’anno venturo porterà finalmente il bene che aspettiamo, si limita a una sola, cauta parola: “Speriamo”. Quello “speriamo” risuoni come un sobrio augurio ai lettori del Circolo dei libri per l’anno appena cominciato.

Michele Fazioli

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23dicembre
2022

“Quando torno alla mia più lontana fanciullezza per ricercarvi i primi segni di quel che poi son diventato, ritrovo nella memoria l’avidità con la quale chiedevo e ascoltavo ogni sorta di racconti, la gioia dei primi libri di romanzi e di storie che mi furono messi o mi capitarono tra le mani, l’affetto pel libro stesso nella sua materialità, sicché a sei e sette anni non gustavo maggior piacere che l’entrare, accompagnato da mia madre, in una bottega di libraio, guardare rapito i volumi schierati nelle scansie, seguire trepidante quelli che il libraio porgeva sul banco per la scelta e recare a casa i nuovi preziosi acquisti, dei quali perfino l’odore di carta stampata mi dava una dolce voluttà. Mia madre aveva serbato amore ai libri da lei stessa letti nell’adolescenza…”

Benedetto Croce (1866-1952), da “Soliloquio” (Adelphi, 2022).

Croce, uno dei massimi filosofi europei fra ‘800 e ‘900, amò visceralmente i libri prima di farne il pasto decisivo della propria vita intellettuale di filosofo, appunto, storico, scrittore, politico. Bella questa sua memoria del proprio amore infantile e adolescenziale per la meraviglia del libro. Tanto più emozionante in quanto quella madre così trepida nell’istillare nel figliolo la febbre per i libri egli la perse prestissimo, a 17 anni appena, quando accadde la tremenda disgrazia del terremoto di Casamicciola, sull’isola di Ischia dove la famiglia Croce , napoletana, stava villeggiando. Perirono il papà, la mamma e la sorella di Benedetto, che rimase sepolto tra le macerie, ferito, ma fu salvato anche se portò sempre su di sé le conseguenze fisiche, per non dire quelle psicologiche, di quella sciagura. L’altro fratello si salvò perché poco prima del sisma aveva lasciato l’isola per un impegno. I due orfani furono poi affidati a due zii materni. La mamma che aveva insufflato in Benedetto l’amore per i libri era morta prestissimo ma per tutta la vita egli si nutrì a quel soffio.

Illustrazione: Harold N.Anderson, U.S.A. (1894-1973): ragazzo che legge

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Archivio

“Rammendare

17 febbraio 2023

La vita che nasce

3 febbraio 2023

Come leggere?....

20 gennaio 2023

Capodanno con Leopardi

31 dicembre 2022

Una vedova poco allegra

25 novembre 2022

Letteratura

18 novembre 2022

Humor e veleni

14 ottobre 2022

Fate un confronto

19 settembre 2022

Penna rossa

22 luglio 2022

Buzzati, 50 anni dopo

15 luglio 2022

Omaggio a Micòl

8 luglio 2022

Yehoshua addio

18 giugno 2022

QUANTE VITE

1 aprile 2022

Anni ’60 ribelli

25 marzo 2022

Libri, una dimora

11 marzo 2022

L’ultimo Yehoshua

26 febbraio 2022

L'amore di Zivago (2)

4 febbraio 2022

L'amore di Zivago

28 gennaio 2022

Capodanno

31 dicembre 2021

I LIBRI PARLANO DI NOI

27 novembre 2021

Gocce di Nabokov

12 novembre 2021

Il bello delle storie

5 novembre 2021

PERCHÉ SI SCRIVE...

8 ottobre 2021

Scrivere freddamente

24 settembre 2021

Bellezza, arte, scrittura

17 settembre 2021

Il fiuto del lettore

10 settembre 2021

La forza del lettore

27 agosto 2021

Guarda che luna

23 luglio 2021

Il mio primo libro

9 luglio 2021

Pagine in viaggio

18 giugno 2021

Ritratti americani

11 giugno 2021

FERMARE IL TEMPO

2 aprile 2021

Un romanzo ebraico

19 marzo 2021

Un epistolario inquieto

12 febbraio 2021

Il graffio di Sciascia

29 gennaio 2021

Un giallo comico

29 gennaio 2021

Letti a letto

22 gennaio 2021

Un'eco di Eco

15 gennaio 2021

Commedia di qualità

15 gennaio 2021

Un "racconto perfetto"

24 dicembre 2020

Il fascino di Micòl

11 dicembre 2020

Pereira e Pareri (2)

27 novembre 2020

Pereira e Pareri

20 novembre 2020

L'arte secondo Bassani

30 ottobre 2020

Un Coniglio rivisitato

23 ottobre 2020

A lezione di desiderio

23 ottobre 2020

Un tenace amore

11 settembre 2020

Leggere e vivere

17 luglio 2020

L'ignoto ignoto

3 luglio 2020

I finali cambiati

26 giugno 2020

La serie continua

27 marzo 2020

Le storie degli altri

28 febbraio 2020

L'incipit di Snoopy

21 febbraio 2020

Bassani, 20 anni dopo

7 febbraio 2020

Racconti natalizi

13 dicembre 2019

Un re a Göschenen

13 dicembre 2019

Ragazzi tra le macerie

29 novembre 2019

Le braci. Una nota

8 novembre 2019

La brutta e la cattiva

8 novembre 2019

Assaggi di Simenon

4 ottobre 2019

Novità in libreria

27 settembre 2019

L'attesa della neve

20 settembre 2019

Il ritorno di Pedro Lenz

6 settembre 2019

Canicola in giallo

28 giugno 2019

Amarcord a Padova

17 maggio 2019

Leggere? Rileggere

19 aprile 2019

Ancora su Amos Oz

18 gennaio 2019

In morte di Amos Oz

4 gennaio 2019

Una ballata amorosa

4 gennaio 2019

Una collana natalizia

21 dicembre 2018

Natale di montagna

18 dicembre 2018

I 60 anni del Gattopardo

23 novembre 2018

Una ballata amorosa

9 novembre 2018

Una vita verso sera

12 ottobre 2018

Vite e servizi segreti

21 settembre 2018

Un nonno in affanno

17 agosto 2018

Storia di una ragazza

12 luglio 2018

I libri, la vita

23 marzo 2018

Angoscia e tenerezza

16 febbraio 2018

Perché leggere romanzi?

10 febbraio 2018

Circoli: un rinvio

28 novembre 2017

Un antipatico che piace

24 novembre 2017

Un cuore in battaglia

3 novembre 2017

Un bel romanzo tedesco

15 settembre 2017

Melodia della terra

8 settembre 2017

Un giallista di razza

1 settembre 2017

Scavi nella memoria

4 agosto 2017

Romanzo di montagna

7 luglio 2017

Un premio meritato

7 luglio 2017

Se si ama, si ama

4 maggio 2017

Letteratura in pericolo?

18 febbraio 2017

Il vecchio e il bimbo

17 febbraio 2017

La ragazza di Bube

27 gennaio 2017

Il cuore di Anna

20 gennaio 2017

BUON NATALE

23 dicembre 2016

La montagna incantata

2 dicembre 2016

Il Nobel alla canzone

14 ottobre 2016

Gialleggiamo

8 settembre 2016

Boris Pasternak

27 agosto 2016

La maestra dei racconti

15 febbraio 2016

LE VOCI DELLA SERA

18 gennaio 2016

"BENEDETI I ZORZI VILA!"

28 dicembre 2015

LIBRI SOTTO L'ALBERO

14 dicembre 2015

LIBRI PER NATALE

10 dicembre 2015

FIGURINE E FLAUBERT

26 ottobre 2015

DI NUOVO ANNE TYLER

31 maggio 2015

ANCORA SU ANNE TYLER

12 maggio 2015

EMMA COMPIE 200 ANNI

23 aprile 2015

ZIVAGO E' VIVO

13 gennaio 2015

SI RIPARLA DI"GIUDA"

13 gennaio 2015

LIBRI SOTTO L'ALBERO

20 dicembre 2014

UNA LETTRICE CI SCRIVE

16 dicembre 2014

AMOS OZ, DI NUOVO

23 novembre 2014

ANCORA SU AMOS OZ

19 novembre 2014

QUATTRO AMICI AL BAR

25 ottobre 2014

UN ROMANZO INTIMO

20 luglio 2014

FACCIAMOCI DUE RISATE

19 luglio 2014

QUIZ SUBITO RISOLTO

12 maggio 2014

NUOVO QUIZ

11 maggio 2014

200 ANNI PORTATI BENE

25 aprile 2014

UN GRAN BEL ROMANZO

16 aprile 2014

NUOVO QUIZ RISOLTO

15 aprile 2014

QUIZ SEMPRE APERTO

14 aprile 2014

QUIZ

11 aprile 2014

HUCK FINN, GIUSTO

9 aprile 2014

NUOVO QUIZ

8 aprile 2014

QUIZ RISOLTO

6 aprile 2014

NUOVO QUIZ

4 aprile 2014

RIECCOCI

20 marzo 2014

ANCORA SU ALICE MUNRO

12 novembre 2013

ANCORA SU "NEULAND"

8 novembre 2013

LETTORI

3 novembre 2013

DONNE CHE LEGGONO

30 ottobre 2013

ANNOTARE I LIBRI ?

26 ottobre 2013

RISCOPRIRE MALAMUD

24 ottobre 2013

QUANTO PIACE "STONER"!

23 ottobre 2013

ASPETTANDO MALAMUD

22 ottobre 2013

UNA PILA DI LIBRI

19 ottobre 2013

COME STANNO I LIBRI?

16 ottobre 2013

LEGGERE IN TRENO

15 ottobre 2013

MA L'HANNO LETTA?

11 ottobre 2013

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