Buon Natale a tutte e tutti gli amici del Circolo dei libri. I giorni natalizi possono diventare anche tempo più quieto e raccolto per sostare, oltre che tra gli affetti più cari, anche fra buoni libri in quella che noi chiamiamo "l'avventura della lettura". Nel frattempo ecco, per chi ci segue anche nei Circoli di lettura in presenza, le prime indicazioni per la ripesa degli incontri nel nuovo anno che arriva (per ulteriori informazioni scrivere a info@circolodeilibri.ch)
CIRCOLI DI LETTURA INVERNO-PRIMAVERA 2025
Lunedì 10 febbraio a Bellinzona (M Space, viale Stazione) alle ore 20.00;
Martedì 11 febbraio a Lugano (in “VIA ECCEZIONALE all’Albergo SPLENDIDE) alle ore 16.30 e alle 20.00.
Lavoreremo su un racconto di Joseph Conrad contenuto nella raccolta di tre racconti (così voluta e titolata dall’autore):
Jospeh Conrad, “Fra terra e mare”, Einaudi
Ci dedicheremo al racconto di mezzo, intitolato “Il compagno segreto”.
Chi vuole può leggere anche gli altri due (anzi, sarebbe interessante) ma cerchiamo almeno di concentrarci bene su quello di mezzo. Si tratta di un racconto apparentemente semplice ma anche molto complesso, questa volta tutto di mare, come quasi tutta la narrativa di Conrad (che ha navigato come comandante di bastimenti per vent’anni nei mari del mondo). Il racconto si presta a plurime percezioni e interpretazioni, ognuno si abbandoni alla lettura senza porsi troppi problemi, ci sarà tempo per ripensarci dopo. Non leggete assolutamente la prefazione prima di aver letto il o i racconti (semmai fatelo dopo, ma si può anche saltare).
A marzo evitiamo i primi lunedì e martedì del mese perché sono giorni di vacanze di carnevale. Ci incontriamo dunque
Lunedì 10 marzo a Bellinzona, sempre presso M Space, alle ore 20.00;
Martedì 11 marzo a Lugano all’Albergo Villa Castagnola alle ore 16.30 e alle ore 20.00;
lavoreremo su un romanzo inglese dell’Ottocento:
Wilkie Collins, “La donna in bianco”, Fazi.
È un romanzone, lungo quasi ottocento pagine. Tranquilli, si beve a garganella, tanto risulta avvincente, pieno di suspense ma anche ironico, commovente e patetico ma anche asprigno su molti difetti della natura umana e per fortuna contento di parteggiare per chi invece ha cuore buono e generoso... Ha un intreccio teso e misterioso, con colpi di scena, ritratti gustosi e momenti drammatici, destini stupefacenti e incrociati. Wilkie Collins, che era molto ammirato come scrittore e stimato da Charles Dickens, è considerato oggi dalla critica un autore classico dell’Ottocento britannico e, di fatto, l’inventore del genere letterario cosiddetto poliziesco, o investigativo (ma i suoi romanzi vanno ben oltre il “giallo”).
Per aprile, saremo a cavallo sul passaggio di mese:
Lunedì 31 marzo a Bellinzona e martedì primo aprile a Lugano (stessi luoghi, stessi orari), il titolo seguirà.
Maggio:
Lunedì 5 maggio a Bellinzona e martedì 6 maggio a Lugano (stessi luoghi e stessi orari), il titolo seguirà.
Leggete questa bella frase, quasi pittorica, di Charles Baudelaire (1821-1867):
«La carrozza porta via al gran trotto, in un viale zebrato d'ombra e di luce, le bellezze adagiate come in una navicella, indolenti, mentre ascoltano vagamente le galanterie che cadono nel loro orecchio e si abbandonano al vento della passeggiata».
Scritta nella prima metà dell' Ottocento, sembra prefigurare l'arte impressionista che stava per nascere. Baudelaire era un appassionato d'arte: «Sin da giovanissimo, i miei occhi colmi di immagini dipinte o incise non avevano mai potuto saziarsi e credo che i mondi potrebbero finire prima che io diventi iconoclasta. Glorificare il culto delle immagini: la mia grande, la mia unica, la mia primitiva passione». Parafrasando Stendhal, aveva scritto: "Il Bello non è che la promessa della felicità". Salvo che Stendhal in quel caso si riferiva alla bellezza femminile, dopo una notte milanese passata a veder danzare in una festa delle donne molto belle. Baudelaire, invece, si riferiva all'arte, in generale. Osservava per le vie di Parigi scene, luci, colori, gente, amava guardare nei quadri la vita e la vita nei quadri. E scriveva…
Immagine: Edgar Degas (1834-1917), "Carrozza alle corse"
"Come faccio a spiegare a mia moglie che quando sto davanti alla finestra e guardo fuori senza fare niente io sto lavorando?". Questa frase l’ha scritta Joseph Conrad, grande autore anglo-polacco, per dire in modo paradossale che lo scrittore spesso deve rimanere in un silenzio fisicamente inattivo per ruminare la genesi della propria scrittura a venire. Pierpaolo Pasolini in un suo verso scrisse: "Per essere poeti, bisogna avere molto tempo". Sono cose che si sanno, o quantomeno si intuiscono. Però adesso ecco la conferma in un libretto curioso di Francesco Piccolo: "Scrivere è un tic: i metodi degli scrittori", appena edito da Einaudi. L’autore, con cura e acume, è andato raccogliendo testimonianze dirette e indirette sui modi, le manie, i gesti, le scaramanzie, gli ambienti, i vezzi compositivi dei maggiori scrittori. Ne nasce un gioco divertente di informazioni interessanti, talvolta bizzarre. Senza esagerare, tuttavia: alla fine a contare non è come un autore scriva, ma quello che scrive. E così, fra le molte curiosità, ritroviamo il bisogno di tempo, molto tempo, apparentemente vuoto, di cui uno scrittore necessita per generare le proprie parole su carta. E troviamo per esempio un pensiero di Raffaele La Capria: "la mia giornata è una continua perdita di tempo in cui cerco di includere qualcosa di creativo. Ma questo qualcosa di creativo che io includo nella perdita di tempo non sarebbe possibile se non perdessi tempo, perché per inventare qualcosa uno deve essere distratto, non essere troppo concentrato. Così faccio". E Claudio Magris: "C’è bisogno di avere pomeriggi interi da buttare via".
Bene. Concediamo dunque agli scrittori tutto il tempo che vogliono per guardare fuori dalla finestra e buttare via le ore. Poi però, per favore, scrivano qualcosa. Di buono. Li aspettiamo. È per questo che esistono gli scrittori.
Per una volta ci ricolleghiamo direttamente all’attività dei nostri incontri dei Circoli di lettura. Lunedì e martedì 4 e 5 novembre scorsi abbiamo lavorato su due romanzi brevi di Lev Tolstoj: entrambi incentrati sulla realtà complessa, quieta o drammatica, dei rapporti coniugali di coppia, essi sono tuttavia diversissimi fra loro, quasi fossero stati scritti da due autori differenti e non dallo stesso e unico scrittore, il grande e inquieto Tolstoj. Distanziati nel tempo (“Felicità familiare” è del 1856,“Sonata Kreutzer” è del 1889) i due romanzi sono quasi diametralmente opposti per contrasto di drammaticità, contesto e stile, e tuttavia posseggono, a ben vedere, anche alcuni punti di raccordo e di consonanze. Per tutti coloro i quali amano Tolstoj e volessero leggere o rileggere queste sue due opere e per chi ha partecipato ai nostri incontri, crediamo di fare cosa utile pubblicare qui di seguito un commento interessante e approfondito che una nostra fedele partecipante e forte lettrice (Francesca Battistella, redattrice culturale) ci ha inviato.
La letteratura, la scrittura creativa servono (anche, e non solo) a non disperdere del tutto la vita che passa, il tempo perduto, e a far rivivere in un certo senso ciò che era svanito. Per confermarlo citiamo, da un bel libro fresco fresco, un passaggio eloquente. Il libro è “I titoli di coda di una vita insieme”, appena pubblicato per Einaudi da Diego De Silva. Di quel romanzo riparleremo. Per ora ecco un lampo di dialogo fra una sorella e un fratello scrittore affermato, al quale lei rimprovera di struggersi eccessivamente di pentimento per avere in un momento di debolezza venduto la vecchia, cara casa delle felici vacanze infantili e giovanili in montagna:
• E poi scusami, a che ti serve possedere una casa?-
• Non ho capito-
• Hai perso una casa, e allora? Tu ci campi, di questo. Non si scrive forse per raccontare quello che si è perso?-
Aveva ragione, ovviamente. Uno scrittore non colleziona cimeli. Tiene le cose che ha perduto in una stanza interiore dove nessuno può entrare. É, per così dire, più interessato alla morte, che è un dramma, che alla vecchiaia, che è accanimento della vita. Cosa se ne fa di una cosa che invecchia con lui, che gli sopravviverà e cambierà proprietario?”
Com’è vero. In fondo, a guardar bene, la letteratura non è altro che la trasformazione in scrittura di uno dei bisogni profondi del cuore umano, che è quello di conservare il tempo, di non lasciarselo sfuggire per sempre. E allora l’essere umano, se ne ha il talento, inventa tempo, inventa vite. Racconta storie. Che talvolta sono solo da gustare con piacere puro, per divertimento o emozione, come una musica. Qualche altra volta dentro un romanzo battono anche le domande inesorabili e struggenti della vita, le inquietudini di senso, il desiderio di impegno civile e di tensione morale. Ma sempre storie, sono: tempo passato e ricreato.
L’estate sta finendo…Ricominciamo ad incontraci per rivivere insieme la lettura di libri. Infatti, come dice un nostro motto, “si legge da soli, se ne parla in compagnia”. Riprendiamo a ogni inizio mese il lunedì a Bellinzona alle ore 20:00 e il martedì a Lugano alle 16:30 e alle 20:00. Ecco le date e i titoli di settembre, ottobre, novembre e dicembre: PROGRAMMA CIRCOLO DEI LIBRI
"Mia madre mi raccontò che le prime cose che io scrissi furono continuazioni delle storie che leggevo, perché mi dispiaceva che finissero, oppure volevo cambiare il finale. E forse è ciò che ho fatto per tutta la vita senza saperlo."
Mario Vargas Llosa, dal discorso tenuto a Stoccolma il 7 dicembre 2010 in occasione dell’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura
“In un’epoca di divisioni che crescono pericolosamente, è necessario che ci mettiamo in ascolto. La buona scrittura e i buoni lettori abbatteranno le barriere”.
Kazuo Ishiguro, dal discorso tenuto a Stoccolma il 7 dicembre 2017 in occasione del conferimento del Premio Nobel per la Letteratura 2017
“Quando scrivo, devo sentire tutto dentro di me. Devo passare attraverso tutti gli esseri e gli oggetti presenti nel libro. Ecco a cosa mi serve la tenerezza: la tenerezza è l’arte della personificazione e della compassione."
Olga Tokarczuk, dal discorso tenuto a Stoccolma il 7 dicembre 2019 in occasione del conferimento del Premio Nobel per la letteratura 2018
immagine: Un ragazzo siede tra le rovine di una libreria londinese dopo un raid aereo l'8 ottobre 1940
Il senso dell'arte secondo Giacometti. Vale per il dipingere, lo scolpire, lo scrivere. Il fare musica. Dunque anche per i libri belli e veri.
"Credo che, se si faccia poi scultura, pittura, o si scriva, è sempre per dare un certo senso di permanenza a ciò che fugge. Non si cerca solamente di vedere ciò che si vede, ma si cerca anche di dare a ciò che si vede un senso di permanenza, quasi di eternità"
Alberto Giacometti (1901-1966)
"La lettura può essere, a qualsiasi età, un rifugio ideale per costruire o preservare uno spazio individuale, intimo, privato, un luogo 'altro'. Una stanza tutta per sé, come avrebbe detto Virigina Woolf, anche nei contesti in cui sembra che non vi sia alcuna possibilità di disporre di uno spazio personale".
Michèle Petit, "Elogio della lettura", Ed. Ponte alle Grazie
Immagine: Edward Hopper (1882-1967), Study of Jo Hopper Reading, Whitney Museum of American Art
Il nostro Circolo dei libri ha una predilezione per Anton Cechov, sul quale fra l'altro abbiamo lavorato in una serie di incontri a distanza al tempo del COVID (ci aveva consolati e stimolati, come un compagno signorile e sensibile,pensoso e divertente al tempo stesso). Ecco su di lui il giudizio acuto di un altro scrittore russo, Vladimir Nabokov, che di Cechov ha colto l'ineffabile mix di malinconia e umorismo:
"I libri di Cechov sono libri per persone spiritose; vale a dire che solo un lettore con il senso dell'umorismo può realmente coglierne la tristezza. Ci sono scrittori il cui suono è una via di mezzo tra un risolino e uno sbadiglio... Ce ne sono altri in cui esso è una via di mezzo tra una risata di soppiatto e un singhiozzo - e uno di loro è Dickens. C'è anche quell'orribile tipo di umorismo introdotto dall'autore per cercare un momento di sollievo, puramente tecnico, dopo una scena tragica - ma è un trucco ben lontano dalla vera letteratura. L'umorismo di Cechov non corrisponde a nessuno di questi tipi; è puramente cecoviano. Le cose per lui sono insieme buffe e tristi, ma non potete accorgervi della loro tristezza se non cogliete la dimensione buffa, perché i due elementi sono legati tra di loro".
(Da: Vladimir Nabokov, "Lezioni di letteratura russa", Garzanti, 1987)