Circolo dei Libri

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14ottobre
2016

I giurati del Nobel letterario temono di apparire dei parrucconi e così inseguono quello che credono essere lo spirito del tempo e tentano il lifting patetico, ricorrono al botulino del dopo-neo-pop audiovisivo e delle contaminazioni di genere per cui tutto è letteratura. E così facendo disprezzano un poco la letteratura.

Sarebbe bastato pescare a caso un nome fra quelli che ogni anno gli esperti (che mai ci azzeccano) fanno. Invece no, hanno scelto un cantautore. Detto questo, Bob Dylan è un grande. E' stato il cantore splendido e malinconico che ha dato respiro universale al country e ha messo in musica, in istinto melodico, le amarezze e le speranze gagliarde e fragili del boom del dopoguerra, dalla febbre inquieta del '68 fino all'incerto passaggio del Duemila. Ma che c'entra, appunto, la letteratura? Allora, come suggerisce Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera, bisognerebbe cambiare la denominazione e creare un premio Nobel "per le arti". Pietro Montorfani, direttore della rivista culturale Cenobio, in una sua opinione sul "Corriere del Ticino" ha scritto: " Da tempo ho il sospetto che il termine "˜letteratura' lassù in mezzo ai fiordi abbia raggiunto una polisemia ormai irreversibile"….Chissà perché è così difficile concepire (e accettare) il fatto letterario in quanto tale, con i suoi meccanismi e le sue regole, senza continui sconfinamenti verso lo spettacolo, il giornalismo, la musica, la politica, l'espressività in generale. Più onesto sarebbe allora sostituire il premio con un Nobel per la Cultura". Mariarosa Mancuso ci ha confidato con elegante malignità che "è Bob Dylan che dà lustro al Nobel, e non viceversa". Cosa direste, aggiungo, se dessero il Nobel per la medicina un infermiere bravissimo e pieno di competenze professionali e umanità? E se il Papa facesse Santo il Dalai Lama? Si può benissimo conferire a Bob Dylan il più grande premio del mondo per il miglior cantautore (lo avremmo dato di corsa a Jacques Brel, a Georges Brassens, lo daremmo con emozione a Paolo Conte, a Leonard Cohen). Ma la confusione sui generi induce confusione sul senso stesso della letteratura. In ogni caso: ho letto (anche in italiano: si trovano) i testi delle canzoni di Bob Dylan, stampati e separati dalla musica. Diciamocelo: non sono da Nobel, no davvero. Ma poi, che sarà mai il Nobel? Quando il premio fu istituito era ancora vivo Anton Cecov, che non lo ricevette. Per altri sei anni fu vivo Lev Tolstoj, che non lo ricevette. Per contro lo diedero, in quegli anni, anche a nomi sprofondati presto e giustamente nel nulla. Da 50 anni attendiamo che i giurati del Nobel abbiano il coraggio di sfidare il "politicamente corretto" e premiare un israeliano fra i grandi israeliani (basta scegliere: sono almeno tre quelli che ne meriterebbero due, di Nobel: Yehoshua, Oz e Grossman). Per l'Italia: era vivo Mario Luzi e diedero il Nobel a Dario Fo. Perfino Churchill, che fu grande statista e pose mano a noiosissimi tomi di storia patria già dimenticati (fu uno storico dilettante e un acquarellista mediocre) ebbe il Nobel per la letteratura. "Vi prometto lacrime e sangue", disse agli inglesi con un senso carismatico e geniale della realtà annunciando il sacrificio della guerra. Per quelle cinque parole gli fu dato il Nobel della letteratura?