Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

10giugno
2022

Arte nelle pagine

Veniva pubblicato 60 anni fa, nel 1962, "Il giardino dei Finzi Contini", di Giorgio Bassani, uno dei grandi romanzi del Novecento italiano. Nella primissima edizione Giorgio Bassani volle inserire, a metà libro, fra pagina 88 e pagina 89, la riproduzione (nella nostra immagine) di una stampa di Giorgio Morandi, dal canto suo uno dei grandi artisti italiani del Novecento. Il titolo dell'incisione è "Campo da tennis" e l'opera evoca il campo da tennis del giardino in cui i giovani protagonisti nel corso di un autunno si scambiano colpi di racchetta, battute, turbamenti, risate, amori, prima che la bufera della guerra e delle deportazioni razziali spazzi via tutto."Il giardino dei Finzi-Contini" è una storia d'amore (incerta, asimmetrica, intensa, struggente) dentro il cerchio di un ampio e lussureggiante giardino esclusivo di sospesa salvezza e dentro il più ampio e drammatico cerchio dell'onda montante delle leggi razziali antiebraiche nell'Italia fascista. Siamo a Ferrara, fine anni '30. Accanto all'Io narrante protagonista, studente ebreo di famiglia borghese, spicca la figura forte e affascinate e contraddittoria di Micòl, di "aristocratica" famiglia ebraica, giovane donna bella e ineffabile, che diffidava del futuro (che del resto sarebbe stato ben presto rovinoso) ma amava il presente e soprattutto il passato: "il caro, il dolce, il pio passato".

"Il campo da tennis" di Morandi sembra proprio la raffigurazione del campo da gioco esclusivo del romanzo, persino con la sua "hütte", la capannina, dentro l'immenso giardino dei Finzi-Contin, con il taglio dell'ultima luce radente...

Da "Il giardino dei Finzi Contini":

"Fummo veramente molto fortunati, con la stagione. Per dieci o dodici giorni il tempo si mantenne perfetto, fermo in quella specie di magica sospensione, di immobilità dolcemente vitrea e luminosa che è particolare di certi nostri autunni. Faceva caldo, nel giardino: quasi come se si fosse d'estate. Chi ne aveva voglia, poteva tirare avanti a giocare a tennis fino alle cinque e mezzo e oltre (...) A quell'ora, naturalmente, sul campo non ci si vedeva quasi più. Però la luce, che tuttora dorava laggiù in fondo i declivi erbosi delle Mura degli Angeli, pieni, specie la domenica,di folla lontana - ragazzi che correvano dietro al pallone, balie sedute a sferruzzare accanto alle carrozzine, militari in libera uscita, coppie di fidanzati alla ricerca di posti dove abbracciarsi -, quell'ultima luce invitava a continuare, a insistere in palleggi non importa se ormai quasi ciechi. Il giorno non era finito, valeva comunque la pena di restare ancora un poco..."

Ecco: restare ancora un poco, in quei tardi pomeriggi, in quello scorcio di stagione, in quell'ultima sospensione di tempo prima di ogni tragica accelerazione del destino.