Circolo dei Libri

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11novembre
2023

Ian Fleming

Adelphi

Lo sapevate che James Bond è per metà svizzero? Suo padre era scozzese ma sua madre era svizzera. A dircelo è il suo creatore vero ed originale, Ian Fleming, che l’agente segreto 007 lo ha inventato prestandolo poi al mondo rutilante del cinema, che ne ha fatto uno degli eroi, forse il più celebre, della narrazione filmica mondiale. Adelphi ha appena tradotto e pubblicato in italiano, a 60 anni giusti dalla sua pubblicazione in inglese del 1963, “Al servizio segreto di Sua Maestà”. Che non solo ci dice che 007 è svizzero al cinquanta per cento ma muove tutta la agitata storia del romanzo proprio in Svizzera, da Zurigo in Engadina, fra Celerina, Skt Moritz, Pontresina e Lagalp e soprattuto sui tremila metri d’altitudine di una roboante stazione invernale. Lassù, in una avveniristica stazione d’arrivo rotonda, piena di lusso e di segreti, si è rifugiato, a quanto pare, il cattivissimo Ernst Stavro Blofeld, che in “Operazione Tuono” sembrava essere stato neutralizzato un volta per tutte, lui e la sua criminosa organizzazione SPECTRE, e invece sembra che sia risorto con un altro progetto di dominio perverso del mondo. Il servizio segreto di Sua Maestà britannica, diretto dall’asciutto, autorevole ed enigmatico M., rimette in circolo il suo agente migliore, 007, e così James Bond entra di nuovo in scena. A parte un appassionante preambolo fra mafia e amore in Costa Azzurra (Bond non tralascia mai di puntare alle conquiste femminili) tutta la vicenda si svolge fra le nevi svizzere, con spericolate discese e inseguimenti sugli sci a rischio di morte e molti colpi di scena. Il James Bond letterario dovuto alla penna tutt’altro che sprovveduta di Ian Fleming, vero mago del ritmo mozzafiato, è proprio quello affascinante e coraggioso, ironico e seduttore, che abbiamo imparato ad ammirare al cinema, soprattutto nelle prime pellicole, quelle con Sean Connery e ancora senza esagerazioni tecnologiche e ritmi pirotecnici. Jan Fleming fu lui stesso agente segreto britannico e morì abbastanza presto (un anno dopo aver pubblicato questo romanzo, ultimo di una serie, a 56 anni, nel 1964, e dunque fra poco avremo il sessantesimo dalla sua scomparsa) dopo una vita dove non mancarono mai whiskey, sigarette e belle donne (tale e quale il suo personaggio, il quale però, a differenza del suo creatore, non muore mai…). Fleming ebbe il dono di una scrittura immaginosa, accesa, fantasmagorica, ricca di colpi di scena e ritmo ma anche condita di ironia british. Qui non si dice naturalmente nulla della trama, ma state certi che leggere questo libro sarà come vedere un classico James Bond al cinema: non vorrete nemmeno una pausa, non staccherete gli occhi dalle pagine come non li avete staccati dallo schermo. La svizzerità del romanzo si arricchisce anche di una curiosità minima ma divertente per gli svizzeri italiani: a un certo punto, viaggiando in elicottero e volendo sfuggire ai radar di terra elvetici per andare in missione segreta a stanare Blofeld sulle cime engadinesi, James Bond rifila una bugia a una torre di controllo dicendo di star volando a portare medicinali urgenti all’ospedale di Santa Monica di Bellinzona. Ecco, 007 conosceva l’esistenza di Bellinzona…