Circolo dei Libri

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13gennaio
2023

Marco Missiroli

Einaudi

Rimini invernale, fuori stagione. Mare freddo e intoccabile, ombrelloni riposti, vento gelido, nebbie, niente bagnini e pedalò, resta la gente romagnola del posto, un Amarcord fellinano negli anni duemila. È lì, nella sua cittadina rivierasca natale che ritorna Sandro, giovanotto di belle speranze e poca concretezza, universitario precario e pubblicitario part time, dominato da una insana passione per il gioco (poker pesante) che lo ha ridotto sul lastrico. Sandro torna a casa, dove sta il padre, Nando Pagnoncelli, vedovo fresco di una moglie molto amata, ferroviere in pensione, ballerino da balera per diletto. Sandro è una specie di figliol prodigo che torna ad annusare l'odore di famiglia dopo aver dissipato molto. Il rapporto col padre viene ricucito fra silenzi e chiacchiere caute, tenerezze sorvegliate e a poco a poco intimità crescente dettata anche dal fatto che Sandro vuole tirarsi fuori dalla sua passione per il poker e cercare di vivere sul serio, anche magari con una ragazza giusta, mentre Nando si infragilisce, gli anni e la salute lo minano. Sta tutta quanta qui, nella sua semplicità mite, compassionevole, simpatica, qua e là comica ma anche drammatica la storia di questo romanzo affettivo e generazionale. Nando la sera continua ad andare a ballare, quasi di nascosto, per mantenere viva la fiamma amorosa per la moglie morta, che gli fu cara compagna e di balera. Padre e figlio vanno spesso al cimitero a raccogliersi sulla tomba di quella donna che entrambi hanno amato e che ora li ha lasciati da soli con le loro solitudini intrecciate. Il rapporto padre-figlio potrà essere forse salvifico per il figlio, il quale conosce davvero la natura buona e vera del genitore proprio quando quest'ultimo si indebolisce e si fa più fragile e candido. Nelle piccole cose, nelle piccole cure, nella tenerezza ombrosa stanno spesso i segreti delle rinascite. Marco Missiroli, scrittore camaleontico che ogni volta assume colori e timbri narrativi diversi per raccontare storie nuove, qui scrive la sua Rimini fuori stagione con un linguaggio diretto e chiaro, speziato da lampi riflessivi, pigli gergali, risonanze generazionali. Accanto ai due protagonisti si muovono pochi personaggi modellati in creta autentica, fra cui un prete genuino che sembra un don Camillo romagnolo. Una bella storia di affetti ammaccati ma autentici, raccontata molto bene.