Circolo dei Libri

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25gennaio
2019

Abraham B. Yehoshua

Einaudi

Nell'ultimo romanzo di Abraham Yehoshua il lettore riscopre subito lo stile inconfondibile e la forza narrativa dello scrittore israeliano, il quale prende di petto, in modo malinconico ma anche divertito, l'avvisaglia di un principio di demenza nel cervello di un autorevole ingegnere settantaduenne in pensione. Zvi Luria, questo il suo nome, si reca dal neurologo con la moglie Dina (una pediatra più giovane di lui e ancora in attività) per avere un responso davanti alle lastre con le risonanze. Il verdetto non lascia dubbi, quella macchiolina strana che appare nella galassia delle immagini del cervello annuncia l'inizio di un appannamento che vuol dire, seppure in tempi che ci si augura lunghi, un cammino lento verso la demenza. I due se ne tornano a casa un po' sgomenti ma anche realisti e cominciano ad architettare strategie, misure, piccoli provvedimenti, anche perché il dottore ha detto che contro questa realtà dettata da un cervello che si ammala, la mente (volontà, spirito, morale, esercizio) può lottare e ottenere molto. Zvi Luria, che per decenni, quale ingegnere capo delle strade nazionali israeliane aveva progettato autostrade, ponti e gallerie, accetta di tornare ad occuparsi cautamente di progetti igegneristici quale consulente non pagato di un suo giovane successore, come gli ha suggerito la pragmatica moglie Dina. E così nel romanzo si intrecciano due fili narrativi. Da una parte il lettore segue con trepidazione, commozione e compassione ( e un po' anche divertendosi) i piccoli impacci, le dimenticanze, i timori di questa brutta cosa e parola, la "demenza", in agguato. Dall'altra c'è anche la perlustrazione, nel deserto del Negev, del tracciato di una progettata strada militare segreta, per la quale l'ingegnere capo in pensione e in pre-demenza viene chiamato a consulto. In quella zona desertica, dentro la vastissima area di un cratere naturale, spunta anche un'altra trama, un po' misteriosa, che lasciamo al piacere di chi legge. Yehoshua non si smentisce, offrendoci la sua consueta forza espressiva, declinata in uno stile sobrio, attentamente descrittivo della realtà. La sua narrazione afferra anche emotivamente il lettore soprattutto nell'osservazione, intenerita e sensibile, della confusione insorta nel cervello del protagonista. Per il resto, lo scrittore continua a frequentare anche l'approccio simbolico e psicanalitico che avevamo conosciuto nel suoi ultimi romanzi: ed ecco allora che il progetto di una strada segreta di cui si sa dove parte ma non si sa bene dove arriverà e che scopo preciso avrà, può diventare anche la metafora di ogni interiore percorso esistenziale. Ci sono parti più coinvolgenti ed empatiche (scandite da piccoli tocchi di umanissima quotidianità e di bellezza affettiva) e parti più strane, enigmatiche, da leggere in filigrana sovrapposta. E' bello comunque ritrovare la "razza" di uno scrittore vero. E per chi ha letto e apprezzato l'ultimo romanzo di Yehoshua, "La comparsa", sarà piacevole re-incontrare, in una "comparsata" a sorpresa, Noga, la suonatrice d'arpa che non voleva diventare madre"…