Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

04luglio
2012

Irène Némirovsky

Adelphi

E' appena finita la Prima Guerra mondiale, milioni di uomini sono morti, la Francia sta dalla parte dei vincitori ma ha lasciato nelle trincee e sui campi minati la sua miglior gioventù. E tuttavia la vita riparte, qualcuno si è persino arricchito sulle macerie della guerra, gli squali (la maggior parte ha evitato persino il fronte) stanno mordendo nuove fortune disinvolte. E con cinica leggerezza si danza, si festeggia, si va alla conquista spregiudicata di nuove ricchezze, mentre nessuno immagina che una prossima guerra sta covando la sua silenziosa minaccia. La sera, nelle ville parigine che contano, si danno ricevimenti scintillanti con sottofondo di jazz: " Tutto era come doveva essere, e come dappertutto all'epoca: un complesso di musicisti negri in giacca rossa, un fumo che si tagliava con il coltello, una calca, un vociare, i gelati che si scioglievano nei piattini di vetro di Murano, bocchini dorati di sigarette, contenitori di champagne, fiori, rossetti cacciati nei vasi cinesi del salotto, coppie distese sui divani bassi, negli angoli bui, il bar nella veranda e vecchie dai capelli tinti che ballavano facendo saltellare le collane sui petti scarni con un rumore di ossicini". Feroce, soavemente feroce. Riecco la penna implacabile e deliziosa di Irène Némirovsky, di cui Adelphi ha appena tradotto questo romanzo postumo, trovato assieme a molte altre carte nella valigia di manoscritti che lei consegnò alle figlie bambine (nascoste e salvatesi) prima di essere deportata ad Auschwitz (a morire, a soli 39 anni). Questo romanzo riecheggia il superbo "Suite francese", ultima fatica(incompiuta) della scrittrice, uscita anch'essa postuma e che la consacrò grande scrittrice (aveva pubblicato alcuni romanzi prima di essere emarginata erché ebrea). "I falò dell'autunno" racconta un gruppo familiare espanso dentro l'arco di due grandi guerre, viste da Parigi per alcuni, e dal fronte per chi è dovuto partire a combattere. In una coreografia sontuosa da "Guerra e pace" si muovono personaggi in bilico fra i trasalimenti privati e le ondate della storia. Due i personaggi centrali. C'è Thérèse, ragazzina che diventerà donna, mitemente legata a una sua pulizia di sentimenti, convinta che l'amore non debba avere infingimenti. E c'è Bernard, ragazzo sognatore, patriota febbrile che nella tragedia della guerra vede morire i suoi ideali e dunque da reduce diventa ambizioso di ricchezza, cinicamente avido, sentimentalmente spregiudicato. Ci vorranno altri, molti rovesci per fargli scoprire il bandolo del bene (le persone veramente care, l'amore non recitato o morboso). Intorno ruotano altri personaggi fra il comico, il drammatico, il patetico, trascinati nella corrente. Irène Némirovsky ancora una volta scruta il paesaggio umano di due generazioni e lo viviseziona senza sconti ma anche con compassione: giovanissima, come tutti i grandi scrittori intuisce in modo geniale il battito autentico della vita e degli animi.