Circolo dei Libri

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22aprile
2022

"‹Marta Morazzoni

Guanda

Così come Olga, la fedele sarta che cucì per Luisa Amman gli abiti di bambina ricca, poi di orfana ed ereditiera ricchissima, poi di sposa del marchese Camillo Casati Stampa, Marta Morazzoni, scrittrice finissima, cuce e tesse con abile maestria la narrazione elegante e audace di questo suo nuovo romanzo dedicato alla marchesa. Davvero Morazzoni imbastisce il filo della propria immaginazione per creare l'ultimo abito - questa volta con le fogge e i colori della scrittura - di quella singolare, eccentrica provocatrice e ineffabile donna che fu la marchesa Luisa Casati Stampa. Nata nel 1881, orfana precoce, dagli zii fu mandata con la sua immensa fortuna in sposa al marchese Casati Stampa, che aveva quarti di nobiltà ma pochi quattrini: uno scambio di valori. Non fu amore vero, fu interesse, fu convivenza forzata e poi allegramente disattesa, fino al divorzio nel 1914. Eppure il marchese non dimenticò mai del tutto la stregata e ripulsiva attrazione per quella donna che non faceva per lui ma che non riuscì mai a detestare davvero. La marchesa visse con sfarzo esibito, sfoggiò abiti sontuosi e folli, caricaturali e fatali, sedusse artisti (che la ritrassero in molti, da Boldini a Troubetzkoy a Man Ray) e scrittori (soprattutto Gabriele D'Annunzio, che con lei ebbe una lunga relazione). La marchesa stupì, provocò: camminava nelle città delle sue ville tenendo al guinzaglio un levriero bianco e uno nero, una notte attraversò piazza San Marco a Venezia (teneva casa anche lì) nuda, con un ghepardo al guinzaglio, scortata da due servitori neri con le fiaccole"…. Il suo corpo era una specie di opera d'arte mobile, sempre ornato e vestito e stravolto da fogge spettacolari, allusive, grottesche. Marta Morazzoni non si è certo messa in testa di scrivere una biografia. Ha invece sorpreso la marchesa in un momento preciso della sua vita, nel 1932, quando la fatale signora ha di fatto sperperato il suo patrimonio milionario in sfarzose feste e smodati lussi. La raggiunge a Parigi, nella sua signorile residenza, l'avvocato milanese Giuseppe Bassi, che le amministra le disastrate finanze e deve infine annunciarle che lei è sul lastrico, non avrà più nemmeno "una pietra su cui posare il capo". La marchesa, tramortita appena, si ricompone e va incontro adagio al fallimento e alla mutazione di vita non abbandonando l'altezzosa e incosciente dignità della forma, persino generosa nel gettare gli ultimi spiccioli. Marta Morazzoni riaccende nella narrazione i ricordi di vita di Luisa Casati Stampa, illuminando momenti di fasti passati, inquietudini, fughe e la rumorosa solitudine. In quanto al futuro, la scrittrice non si avventura nel dopo: noi sappiamo dalle cronache che, rimasta senza nulla, la marchesa finirà a Londra i suoi giorni, più o meno sfamata dalla figlia unica sposata a un nobile inglese. Morirà nel 1957 a 76 anni, povera e dimenticata. Morazzoni si ferma a quel 1932, ricomponendo le tessere varie del mosaico rutilante di una vita sperperata che sembrerebbe non aver avuto alcun senso (ma una nota introduttiva ci avverte che "nessun essere passa sulla terra per niente"). L'abilità narrativa di Morazzoni, tenuta alta dalla consueta ricchezza stilistica, sta nell'evocare, accanto alla marchesa in via di fallimento, alcune figure ritagliate benissimo: la sarta Olga, nume discreto, attenta "parca" della forma; e soprattutto due personaggi maschili. Uno è l'avvocato Bassi, mite e forse mediocre ma con una sua tempra morale, soggiogato dal misterioso richiamo, fra l'erotico e il compassionevole, della marchesa. L'altro è l'ex marito, nel frattempo convolato a più placide nozze, ma che non riesce del tutto a sottrarsi alla curiosità nervosa per quella sua ex consorte così diversa, così eccitata, così sfortunata. Marta Morazzoni ha preso lo spunto da una vita vera per involarsi in una immaginosa narrazione, aprendo e chiudendo cortine e veli di allusioni, mistero, sensazioni, indefinitezza. Sprizzano scintille vivaci ma anche subito si avverte sin dalle prime pagine, sul viso bianchissimo di cipria e nero di rimmel della marchesa, l'inquietante traccia sottesa della morte: quella sociale prima, quell'altra che verrà, più tardi, oltre il romanzo.