Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

29gennaio
2011

Niccolò Ammaniti

Ed. Einaudi (Narrativa italiana)

A un anno appena dall'uscita del comico-grottesco "Che la festa cominci" torna in libreria lo scrittore romano, riproponendo uno dei temi a lui più cari e riusciti: il racconto di formazione. Come già nei suoi precedenti lavori, in particolare "Io non ho paura" e "Come Dio comanda", protagonista del romanzo breve è un adolescente emarginato e tormentato, incapace di integrarsi con il mondo che lo circonda. Lorenzo, 14 anni, è un ragazzo di buona famiglia taciturno ed introverso ed è proprio questa sua scontrosa chiusura a suscitare la preoccupazione dei suoi genitori. Allo scopo di sfuggire alla loro continua apprensione originata dal fatto che il figlio non abbia amici, Lorenzo si inventa un fantomatico invito da parte di una compagna di scuola a trascorrere una settimana bianca a Cortina insieme ad altri ragazzi. In realtà, egli si nasconde nella cantina del palazzo in cui abita, attrezzandosi ad affrontare una solitaria vacanza nel sottosuol scorte di cibo-spazzatura, gli amati libri di Stephen King, una pila di fumetti e l'irrinunciabile playstation. Il suo per certi versi beato autoisolamento viene però presto sconvolto dall'inaspettata irruzione di Olivia, la sorellastra maggiore quasi sconosciuta ma altrettanto inadeguata e sola, affetta da un grave problema di tossicodipendenza. I due iniziano, in questo mondo parallelo e sotterraneo, un processo di avvicinamento e di comune crescita. Ammaniti descrive con abilità e sensibilità i tormenti dell'adolescenza, utilizzando - con l'abituale efficacia - una prosa scabra, aspra ed essenziale (lo schizzo contorto di copertina è la rappresentazione grafica della sua scrittura).Tuttavia la narrazione - che parte da uno spunto davvero folgorante - è meno selvaggia e spietata rispetto ai felicissimi esordi, scivolando a volte nel buonismo e nello stereotipo, soprattutto per quanto attiene alla figura tragica incarnata da Olivia. La forma del romanzo breve - forse accattivante in vista delle strenne natalizie - non favorisce però lo sviluppo dell'intreccio che, come sempre, ha un caratteristico andamento cinematografico. In definitiva il racconto è certo godibile, a tratti commovente e con un avvio più che promettente - ciò che fa ancor più rimpiangere un'occasione in parte mancata - ma da uno scrittore di calibro come Ammaniti è lecito aspettarsi qualcosa in più. La cantina di casa Cuni, benché intrigante, non riesce a sviluppare la forza animalesca emanata dal suo precedente letterario, la buca di "Io non ho paura". Manca la zampata della tigre: un vero peccato.