Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

18settembre
2020

Kent Haruf

NN Editore

Che ci fa nel mezzo di una calda giornata estiva a Holt, cittadina rurale dell'America profonda, una Cadillac color rosso solitaria, accostata ai bordi della Main Street (l'unica strada principale)?. In una città piccola quasi come un villaggio, sonnacchiosa, la cosa si nota subito. Dentro la Cadillac, nota un cittadino curioso bene appostato, sta, fermo al volante, un uomo. Al curioso sembra di riconoscerlo, a poco a poco lo mette a fuoco: ma quello è Jack Burdette! Più sciupato e invecchiato, ma è lui! Il fatto è che Jack Burdette, che fin da ragazzo ebbe la fama di cattivo soggetto, se ne era fuggito da tempo da Holt a seguito di un brutto imbroglio. Era successo otto anni prima: "A metà pomeriggio dell'ultimo giorno di dicembre del 1976, Jack Burdette scomparve. E non tornò a Holt per molto tempo, quando ormai il danno era fatto, e si trattava di un danno molto grave". E ora rieccolo qua, a sorpresa. E subito viene allarmato lo sceriffo. Dopo questo avvio in presa diretta sul presente, il romanzo torna indietro a racconta la storia di quel cattivo soggetto che sin da ragazzo si era dimostrato, oltre che robusto e ben piantato, anche sfrontato e abbastanza spregiudicato. Verremo a poco a poco a sapere le sue bravate e malefatte, e anche a conoscere la dolce sposa che lui un giorno porta a Holt, e piace più di quanto non piaccia lui. La storia ha un suo intreccio, che risale fino al giorno della Cadillac rossa e del ritorno di Jack Burdette proprio quando nessuno lo aspettava più. La racconta Pat, l'io narrante, che è il direttore e redattore unico del giornale locale ed entrerà un po' egli stesso nella storia. Questo "La strada di casa" è l'ultimo dei romanzi di Kent Haruf ad essere stato tradotto in italiano dall'editore NN, che ha avuto il merito di pubblicare tutti i libri dello scrittore e soprattutto di rivelarlo al pubblico di lingua italiana. L'Ultimo tradotto, s'è detto, ma che vien prima degli altri e di fatto inaugurava al suo apparire la serie dei romanzi che si svolgono nello scenario di Holt. Kent Haruf, nato nel1943 e morto sei anni fa nel 2014, è stato apprezzato e valutato compiutamente soprattutto dopo la sua scomparsa. I lettori hanno amato la "Trilogia della pianura", che contiene "Benedizione" (forse il migliore in assoluto), "Canto della pianura" e "Crepuscolo". Ad essi si aggiungono "Le nostre anime di notte" e infine, appunto, questo primo romanzo che noi scopriamo per ultimo e conferma come già sul nascere del proprio lavoro Haruf avesse bene in mente il suo realismo espressivo, il suo passo narrativo di cronista essenziale che annota i battiti quotidiani della vita di una "provincia" americana rurale e marginale ma non per questo priva delle trame affettive e psicologiche e dei fardelli esistenziali che incombono su ogni comunità, grande o piccola che sia. Per questo Holt, che non esiste nella realtà, è diventata una cittadina più vera di quelle vere, amata dai lettori, così quasi dimenticata dentro le ampie pianure di campi coltivati e pascoli, e tutt'intorno le fattore isolate, i cui agricoltori sbarcano appaiono spesso in centro per gli acquisti, gli affari e qualche birra. Holt ha pochi quartieri e strade, pochinegozi e caffè, la gente si conosce tutta, tutti sanno e parlano o tacciono o bisbigliano. Ci sono, come in tutte le piccole comunità, solidarietà e diffidenza, simpatie e antipatie, chiacchiere e segreti. Lo stile di Haruf è diretto, ritmato, spesso asciutto, i personaggi sono sbozzati subito e con semplicità, i dialoghi sono scarni e perfetti, quasi una "allure" di country in una atmosfera che sa di provincia remota e di western senza pistole. Lettura godibile, chiara.