Circolo dei Libri

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03marzo
2023

"‹Maeve Brennan

Rizzoli

Piccolo, piccolissimo gruppo di famiglia in un interno, una vecchia casa in una fredda e piovosa Dublino nei primi decenni del Novecento. Atmosfere, situazioni sospese, silenzi e solitudini, gesti, sguardi, parole misurate o assenti. Una ragazza ventiduenne torna a Dublino dopo essere stata a Parigi per sette anni al seguito della mamma fuggita da un matrimonio poco felice in Irlanda abbandonando marito e suocera. Il papà era nel frattempo morto, a Parigi adesso è morta anche la madre e Anastasia torna a casa dalla nonna paterna perché quello è l'unico alone di focolare, l'unico calore affettivo, l'unico legame parentale che le resta. La nonna la accoglie con gentilezza fine e tuttavia fredda. Non sa perdonare alla nipote la colpa, o presunta tale, di aver scelto di stare con la madre a Parigi abbandonando il papà in Irlanda e dunque lei e la propria mamma fedifraga sarebbero quasi colpevoli della morte del suo figlio. In questa domanda muta di affetto, giocata su un duello educato e algido di illusioni, respingimenti e affondi di memoria, si regge la trama sommessa di questo brevissimo romanzo, che rivela una grande forza immaginosa ma anche lucida di scrittura. Ne è autrice Mave Brennan, singolare narratrice morta 30 anni fa a 76 anni dopo una vita difficile, abitata da alcol e turbe psichiatriche. Cresciuta in Irlanda da ragazza come la protagonista del suo romanzo, Maeve Brennan era andata presto negli Stai Uniti, dove poi visse sempre. Dotata di grande talento narrativo, collaborò a lungo con la prestigiosa rivista letteraria "New Yorker", fu stimata da critici e scrittori (fra i quali John Updike, che molto la lodò). Si sposò senza molta fortuna, morì in una casa di cura psichiatrica. Alcuni suoi racconti furono tradotti anche in italiano da Rizzoli ("Il principio dell'amore"). Nel 1997, quattro anni dopo la morte dell'autrice, fu scoperto fra le sue carte questo romanzo breve e a modo suo conciso e fulminante, pubblicato negli Stati Uniti nel 2000 e tradotto cinque anni dopo da Rizzoli. Eccolo qua a 30 anni dalla morte della sua autrice (il cui ritratto fotografico da giovane, pubblicato in copertina, rivela una donna molto bella e misteriosamente fine), a rivelarci una forza stilistica non comune, in un tessuto narrativo fatto di allusioni, silenzi eloquenti, rimandi misteriosi e quasi simbolici, per non dire del finale enigmatico. Del resto Maeve Brennan doveva prediligere l'ineffabilità delle cose non dette o chiarite e del senso allusivo, se è vero, come è stato rivelato, che la scrittrice aveva appesa sulla parete del locale dove scriveva questa frase del poeta irlandese William B. Yeats: "Soltanto ciò che non insegna, ciò che non chiede a gran voce, ciò che non convince, ciò che non accondiscende, ciò che non spiega, è irresistibile". Racconto lungo o romanzo breve, fa lo stesso: ma quanta sapienza di scrittura, quanta capacità stilistica di sintesi e di magnetismo d'atmosfere! Una scoperta.