2019
Marcello Fois
Einaudi
L'aspra Sardegna atavica, rurale, nella morsa del gelo d'inverno. L'amicizia forte fra due ragazzi, un "ricco e un povero", quasi un "padrone e servitore". La tragedia della Prima Guerra sul fronte del Carso. La promessa e l'ombra del tradimento, la fede. Paesaggi secchi, scarni, fra terra e nuvole, pennellati benissimo con tratti essenziali. Metafore inquiete, tracce di verità fra realtà e miracolo (e forse qualche digressione o invenzione di troppo). Una scrittura lucida, avvolgente, allusiva. Un romanzo sorprendente, appena uscito, che lascia al lettore spazi aperti e vie di fuga e conferma la bella tempra di uno scrittore. Forse Marcello Fois racconta, intingendo la sua prosa nitida in un sottofondo di lirismo, la storia di due ragazzini amici che poi diventano uomini. Sono Pietro e Paolo, socialmente e psicologicamente diversi eppure uniti (e c'è nei nomi un lieve ma netto richiamo a Pietro e Paolo apostoli, cosi diversi tra loro e cosi necessari all'unità). Per il resto, i due ragazzi della Sardegna rurale di inizio "˜900 sono due amici legatissimi nel tempo d'oro dell'infanzia ma separati dalla condizione sociale. Paolo è il figlio di un padre padrone fattosi ricco, Pietro è il ragazzo povero figlio di un contadino del padrone. Paolo studia, sa di scienza e cultura, Pietro non studia ma sa i segreti della terra, della cultura contadina. I due ragazzi si nutrono reciprocamente di quelle linfe diverse, crescono saldi nell'amicizia, Paolo (delicato di salute) ha bisogno di Pietro e Petro sente il dovere e il piacere dell'amicizia. Arriva la Grande Guerra, i due amici, nati nel 1899, appartengono alla generazione giovanissima chiamata per sorteggio verso il 1918 a farsi massacrare nella "inutile strage" che volge al termine. Paolo viene coscritto, Pietro ci va volontario perché iI padrone sardo, che ha poteri sul benessere della famiglia di Pietro ma anche sulla emozione affettiva del ragazzo, lo induce ad accompagnare l'amico alla guerra e a custodirlo e proteggerlo. Nel fango e nel sangue delle trincee spunta il mistero di un abbandono, forse di un tradimento e forse no, complice il gioco spietato del caso. Finita la guerra, Paolo torna con il corpo segnato, Pietro scompare, riappare e scompare da sbandato e forse bandito. I due non si vedono più. Eppure un mattino, nell'alba fredda, Pietro intraprende, da clandestino temibile e braccato, un lungo viaggio a piedi passando nelle campagne e nelle montagne dove fu da ragazzo felice con Paolo per andare a un appuntamento, ma forse è un agguato, con l'antico e non dimenticato amico. Ci sono di mezzo misteri non chiariti, enigmi che sfiorano il miracolo. E impariamo da questa storia che il miracolo (dalla strana presenza assenza di Pietro in quella trincea) fino alle apparizioni coeve della Madonna a Fatima, non si sa mai bene se sia tale. Ma essenziale è che ci vuole e può ci creda. Misteri aperti, come la svolta di un tradimento che probabilmente non c'è stato e dunque può forse far vivere per sempre il miracolo di un'amicizia. L'autore ha detto che questo è un romanzo "sull'amicizia e sulla fede".
- Libro successivo
Tempo curvo a Krems
Claudio Magris
Garzanti - Libro precedente
Non c'è stata nessuna battaglia
Romolo Bugaro
Marsilio editore