Circolo dei Libri

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05febbraio
2011

Markus Werner

Ed. Casagrande (Narrativa italiana)

C'è un trisnonno svizzero del quale l'Io narrante vuole risalire oggi le tracce in Egitto, dove l'avo era migrato, di fatto scappando a metà "˜800 dalla riva del lago di Zurigo (dove aveva fatto bancarotta con il suo commercio di seta) per sfuggire ai creditori e lasciando sul posto la moglie e il figlioletto. Una specie di ricerca genealogica, insomma, con la curiosità di scoprire possibili barbagli e brandelli di verità su questo trisavolo intraprendente, un po' tanto bugiardo, millantatore e spregiudicato ma a modo suo anche fedele ai suoi affetti. Avrebbe collaborato alla costruzione del canale di Suez, sussurravano i discendenti diretti, ma è poco probabile, forse fu davvero direttore delle poste egiziane, forse davvero ascoltato consigliere dei vari Pascià che regnavano sull'Egitto di allora, certamente si risposò ed ebbe altri figli. Difficile separare il vero dal possibile falso, nutrito dal passaparola delle ramificazioni familiari. La nonna del narrante, abiatica di Heinrich l'Egiziano, abita in Ticino e il nipote riesce, dalle sua parole e da un suo quaderno di memorie, a sapere più cose. Werner, che è scrittore svizzero di stoffa sicura (sicuramente uno dei maggiori viventi, tradotto in Italia e in altri paesi) con questo romanzo conferma la sua felice trama narrativa che questa volta impasta un continuo intreccio di tempi e di luoghi: dall'oggi dell'autore che si è recato in Egitto a cercare i labili indizi dell'affascinante e ambiguo bisnonno all'Ottocento svizzero di Urdorf, Richterswil e Pfäffikon, di nuovo al presente del Ticino dove sta la nonna, con continui rimandi e spostamenti d'asse. C'è posto per alcuni graffi sulla realtà elvetica di oggi e di ieri, come quando il narratore scopre che gli Svizzeri nel 1683, ai tempi dell'assedio maomettano di Vienna, sembravano temere che il feroce Saladino fosse addirittura alle porte dei villaggi elvetici e invece non era ver "per la Svizzera, però, questo non sembrava un motivo sufficiente per non sentirsi minacciata, pensai mentre finivo di bere il mio caffè, si è sempre sentita minacciata, ancora oggi, e niente riusciva e riesce a ferirla con più violenza dell'idea di non essere minacciata da nessuno"…". Attuale, no?. Oppure una fiondata ottocentesca sull'abitudine tipica di mangiare e bere dopo i funerali: "Il banchetto funebre, che da noi ancora oggi si chiama 'spuntino del defunto', si tenne all'osteria dell'Angelo sul lago e si protrasse, nonostante fosse martedì, fin verso sera. Come al solito la mestizia, di ora in ora, di boccale in boccale, lasciò il posto alla gioiosa certezza di essere ancora vivi, e alla convinzione che i morti non avevano più bisogno di affannarsi per vivere". Delizioso. Un bel romanzo del 1999, che ora Casagrande pubblica in italiano con la traduzione di Daniela Idra.