Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

27gennaio
2017

Carlo Cassola

Mondadori

La ragazza di Bube, Mara, ha sedici anni quando la incontriamo nel romanzo di Carlo Cassola, uno dei suoi libri più belli (del 1960), certamente quello che ebbe il maggior successo. Riletto, è uno di quei romanzi che mantengono nel tempo tutto il timbro che ne sancì all'apparire il successo. A sedici anni, dunque, Mara conosce Arturo Castellini, detto Bube, partigiano appena rientrato dalla macchia (siamo nel primissimo dopoguerra). Dopo una cauta diffidenza (guardinga lei, timido lui) i due si innamorano e vivono la dolcezza di una intensità rapida, subito travolta dalla bufera degli eventi: Bube è implicato in una brutta storia di regolamenti di conti tra fascisti e antifascisti, deve fuggire, sarà ricercato, va incontro a un esilio lungo, a una prova dura. Mara resta sola, promessa a questo amore interrotto. Il romanzo è la storia di questa fedeltà semplice ma decisa, sofferta ma persuasa. Mara conosce anche la tenerezza e il desiderio di altri affetti, potrebbe lasciarsi andare al sogno giusto di una ragazza libera della sua età. Invece ha una sua moralità mite, elementare, bella. Già la trama - che lascio scoprire ai lettori e ispirerà un bel film di Luigi Comencini del 1963 con Claudia Cardinale e George Chakiris: nella copertina Modadori un fotogramma della pellicola) - possiede tutta la forza di emotività che nasce dall'irrevocabile trascorrere del tempo e dei destini(una costante, in Cassola). A questo punto è interessante rivelare che la vicenda di Mara e Bube si innesta su un episodio realmente accaduto, di cui Cassola fu in parte testimone e in parte informato: Renato Ciandri, un reduce partigiano, commise nel 1945 degli atti allo stesso modo del Bube del romanzo. Era fidanzato con Nada Giorgi, fu condannato a 14 anni di carcere e Nada non lo lasciò, attese che lui uscisse. Ma quando "La ragazza di Bube" conobbe un enorme successo (vinse anche il premio Strega), il parallelo fra la storia inventata e quella vera fu rivelato. E alta divenne la pressione popolare perché Renato, che aveva ispirato il personaggio di Bube, potesse uscire dal carcere e stare finalmente con Nada (la quale a sua volta aveva ispirato la figura di Mara). E così, anche se mancavano ormai pochi mesi alla scadenza della condanna, Renato uscì anzitempo dal carcere grazie a un romanzo "… La realtà fu soltanto uno spunto d'avvio, per il resto Cassola immaginò una storia tutta sua di sentimenti, inquietudine, desideri, moralità, mettendo soprattutto a fuoco Mara, personaggio centrale. Lo sfondo civile permette allo scrittore in ogni caso uno sguardo libero sugli eventi, una comprensione umana e non ideologizzata dei fatti: il tempo, poi, cambia interiormente Mara e Bube; e le rabbie e i torti politici di una parte e dell'altra vengono relativizzati, dentro la consapevolezza di una compassione profonda. Oltre al fascino della trama, l'altro elemento portante del valore di questo romanzo è il modo narrativo con cui Cassola racconta il battito di vita quotidiano dei personaggi su uno sfondo realistico, vitale e semplice: borghi ancora feriti dalla guerra, gente povera, primarie e ruvide certezze ideologiche (cui seguiranno anche delusione e distacco). E poi, pennellato benissimo, c'è il paesaggio: la campagna vasta, ondulata, le vallate, le colline, le righe d'alberi, le viti, i campi, i colori delle stagioni, le piogge e le arsure, le nebbie. Tutto è raccontato in uno stile piano, volutamente sommesso, ben scandito, in una musicalità sobria di descrizioni e dialoghi vivi. E' lo stile "subliminale" di Carlo Cassola il quale dietro la registrazione semplice dei fatti lascia intendere il soffio più profondo dei sentimenti, delle speranze, dolcezze e delusioni, del mistero stesso della vita: che fa accadere, si sa, molte volte le cose o troppo presto, o troppo tardi. Mara intuisce l'inesorabilità dei destini, ne soffre ma accetta, si fa bastare la vita dolorosa ma non priva di speranza che le è stata riservata. Nell'ultimo brano del romanzo una luce di sole nuovo, mattutino, si allarga sul paesaggio immenso della Val d'Elsa, quasi si trattasse della visione, per Mara, di un futuro buono.