Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

17novembre
2016

Chiara Tozzi

Feltrinelli

Un libro bello e quieto. Una storia degli anni Sessanta, a Firenze (e vi spicca la disastrosa alluvione che accadde proprio 50 anni fa, nel 1966). Era uscito otto anni fa da Feltrinelli, il volume era esaurito poi è stato ristampato ed è tornato in commercio. Chiara Tozzi è scrittrice ma anche psicologa analista. Il suo romanzo è una storia familiare, tutta intessuta di tranquilla normalità e tramata - come tutte le realtà domestiche - da tocchi di piccole felicità e crucci, nervature inquiete, stupori, nodi difficili, trasformazioni, affetti, scintille. La vita, semplicemente. Il libro assume poi una sua fragranza supplementare se pensiamo che la storia si svolge negli anni Sessanta, così rivalutati oggi, così storicizzati fra memoria, nostalgia (per noi), curiosità (per i giovani), così considerati ormai come una cerniera vitale, un tempo di passaggio: si usciva dal dopoguerra della prima ripresa economica, dei primi televisori in bianco e nero, i frigoriferi, le automobili familiari, si toccavano i primi strappi culturali e civili, le aperture (Concilio, Beatles, figli dei fiori, Sessantotto"…) che separano l'epoca delle strade di polvere, delle vacanze lunghe e del festiva di Sanremo alla radio da quella incombente della velocizzazione, dell'inondazione televisiva, delle radicalizzazioni politiche.

Il romanzo di Chiara Tozzi ci fa toccare, quasi odorare quelle stagioni. Siamo a Firenze, negli anni '60 dunque, in una tranquilla famiglia borghese, quella dei Vanni, con due bambini (una terza seguirà) che stanno crescendo. Viene seguita soprattutto Caterina, dagli infantili timori e struggimenti (amare, essere amata) ai turbamenti e ai rovesci affettivi dell'adolescenza. E dunque "Quasi una vita" è anche una storia di iniziazione, un delicato, sensibile ritratto femminile. Nella scia di Caterina camminano il fratello Marco e la sorellina Matilde, dentro l'intreccio familiare caldo, nervoso, appiccicoso e necessario, luogo dell' identità e degli affetti veri. In pochi anni (quelli di Carosello e della Seicento, del suicidio di Marylin Monroe e dell'assassinio di Kennedy, dell'alluvione di Firenze e della conquista della luna) si sonda una storia piana di quotidianità ricca di nervature esistenziali, innamoramenti nascosti, ipotesi appena accennate di trasgressione. Non accade nulla e tutto accade. I nonni, così diversi tra di loro (sui due fronti parentali) sono l'appoggio affettivo complementare accanto al legame stretto e primario con i genitori. Le vacanze al mare sono la dolce, annoiata, avvolgente parentesi estiva. La bambinaia e domestica contadina, attaccatissima ai bambini e istintivamente appassionata, è la componente quasi arcaica, primitiva di quel gruppo familiare borghese in un interno di città. La scrittrice, in una intervista di qualche anno fa, disse di prediligere nelle sue letture l'autrice americana Ann Tyler. E lo si capisce: le assomiglia, naturalmente a modo suo e in forma diversa. Con grazia cecoviana anche la Tozzi dice e non dice, accenna, sgrana la luce e i piccoli fatti di giorni apparentemente tutti uguali dove nondimeno accade il miracolo non clamoroso ma decisivo del tempo. E la famiglia, giocoso e ingombrante luogo primario, è il nido degli affetti e della coscienza di sé, dell'identità di cui una persona si imbeve in modo indelebile. "Quasi una vita" è un romanzo molto bello e piano, adatto a tutti.