Circolo dei Libri

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28aprile
2023

Giani Stuparich

Quodlibet

Trieste, 1909. Una classe del liceo cittadino. È l'ultimo anno per quegli studenti diciottenni, tutti maschi, prima dell'Università. All'inizio di quell'anno scolastico si presenta in classe, fra la sorpresa dei ragazzi, una studentessa. Si chiama Edda, Edda Marty. Stufa di frequentare il collegio femminile, ha approfittato del regolamento che permette anche alle ragazze di iscriversi all'università e ha sostenuto un difficile esame e adesso deve frequentare quell'ultimo anno di liceo insieme ai compagni maschi. Una "prima volta", un anticipo, oltre un secolo fa, di parità di genere"… Ma qui, nel racconto di cui stiamo parlando, importa lo sbalestramento psicologico di quell'entrata in classe della ragazza il cui arrivo scompiglia le dinamiche maschili di gruppo, le amicizie, i comportamenti, le emozioni. E i sentimenti. Già, perché Edda è anche carina, intelligente, colta. Un po' austriaca di Vienna e un po' slava, è giunta a Trieste per abitarvi con i genitori lasciando a Vienna una amata sorella maggiore. Subito viene evocato il quadro di quella città pluriculturale, asburgica, italiana e slava (con forti sentimenti e aspirazioni italiane per l'assegnazione di Trieste alla patria risorgimentale) anche se poi il racconto non è di natura civile o politica ma tutto interiore e indagatore di sentimenti privati, seppure iscritti in un contesto sociocultrale ed epocale preciso. Parecchi compagni di classe di Edda, oltre a mutare comportamenti e reazioni, si innamorano di lei, con la maldestra timidezza e la ritrosia di quell'età e di quel tempo. Quel racconto, pubblicato nel 1929, fu molto apprezzato dalla critica e ne fu molto colpito in particolare, per esempio, Eugenio Montale, il quale conobbe bene quella eccezionale e fervida stagione culturale triestina in cui visse e operò anche Giani Stuparich, scrittore e intellettuale fiorito accanto ai vari Svevo, Saba, Slataper, Bazlen, Michelstaedter, altri e persino James Joyce. Pubblicato più volte dal 1929 ad oggi, "Un anno di scuola" (presente anche nel catalogo Einaudi unito ad alcuni brevi "ricordi istriani") adesso è stato riedito da Quodlibet in una edizione arricchita da una postfazione di Giuseppe Sandrini. Giani Stuparich (1891-1961) è autore, oltre che del celebre "Un anno di scuola", di una nutrita serie di racconti e anche di due romanzi. I racconti sono forse la più felice espressione del suo talento di narratore e si può raccomandare anche la raccolta "Il ritorno del padre" (Einaudi). Nella singolare storia di quell'anno scolastico del 1909 Stuparich ha messo parecchio di sé stesso, giacché si sa che lo scrittore ebbe, da diciottenne, un innamoramento profondo per una ragazza, Maria Prebil, che nella narrazione diventa Edda Marty. E così lo studente Giorgio Antero del racconto, che si innamora di Edda, è di fatto lo stesso Stuparich e i due amici per la pelle di Antero (con i quali i rapporti si tendono e mutano proprio per l'atmosfera nuova indotta dall'arrivo di Edda) nel racconto hanno due nomi che di fatto sono quasi i perfetti anagrammi di due veri compagni e amici di Stuparich. L'approccio fra Antero e Edda è sulle prime guardingo e timido, poi i due si lasciano andare a lunghe passeggiate nella natura della campagna e dei colli triestini"…. . Edda ha personalità forte e libertaria, vive a modo suo il dolore per la cara sorella che si ammala gravemente e viene turbata dal modo esageratamente doloroso con cui uno dei compagni di classe patisce il fatto di essere innamorato di lei senza essere corrisposto. Lasciamo al lettore il piacere della continuazione della storia esistenziale e affettiva del racconto, che sa scavare senza sentimentalismo e con delicatezza nell'animo e nella psicologia dei personaggi e regala al lettore luci oblique di sole, colori, temporali, vento e neve della Trieste di primo Novecento. L'anno scolastico finirà, i ragazzi e la ragazza si avvieranno lungo il cammino dei propri destini e tutta quella generazione giovanile (Stuparich lo sa bene perché scrive il racconto vent'anni dopo) di lì a cinque anni vedrà Trieste e l'Europa ferite e sfigurate dalla Grande Guerra.