Circolo dei Libri

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12gennaio
2024

Guy de Maupassant

Rizzoli

Racconta il respiro, il destino e le fatiche di una esistenza intera il primo romanzo di Guy de Maupassant, “Una vita”. Il grande scrittore francese (morto giovane, a 43 anni, nel 1893) lo pubblica nel 1983, a 33 anni, dopo aver già esordito come sorprendente autore di racconti. Con “Una vita” Maupassant scopre e rivela il passo lungo del romanzo, dove la sua vena immaginosa di inventore di trame realistiche e spesso amare ma anche pungenti si distende e si apre anche ai fondali di paesaggi, natura e atmosfere: le luci e i colori delle stagioni, il respiro di terra e di mare della Normandia cara all’autore, il gelo, la neve, il vento, l’afa, tutto compone i quadri sontuosi dentro cui si muovono le figure affannate e poco felici – salvo qualche battito, qualche sincerità solitaria – della storia raccontata. Qui incontriamo una specie di Madame Bovary a rovescio, nel senso che Jeanne, la protagonista del romanzo, viene seguita dalla sua prima giovinezza lungo tutto il corso degli anni e la si coglie nei primi palpiti di desideri sentimentali idealizzati e astratti fino alla scoperta della realtà e delle delusioni, così come accade per Emma Bovary nata dalla penna di Flaubert, il quale di Maupassant fu amico, estimatore e maestro. Nel romanzo di Maupassant però la protagonista illusa e disillusa non si getta nella sventurata ebbrezza delle trasgressioni ma è lei invece la vittima di tradimenti altrui. Il romanzo dipana una sua trama drammaturgicamente perfetta, in un crescendo di eventi in concordanza con il fatale trascorrere degli anni, del tempo inesorabile. Lasciando al lettore la scoperta di quel divenire di fatti che lo appassioneranno, diciamo solo che la bellezza di questo romanzo sta nella sua forza di sguardo dentro gli animi dei protagonisti e dentro il cerchio sociale e provinciale di un mondo dove accanto alle speranze tenere si annidano ipocrisie, meschinità, mediocrità. Nel rude castello-fattoria della famiglia dei ricchi possidenti terrieri di cui Jeanne è la figlia unica, in mezzo alla vasta campagna normanna poco distante dal mare, vive, sonnecchia o si agita un mondo di borghesia spesso mediocre e avida o di piccola aristocrazia senza slanci. Potente è la simbiosi empatica dell’autore (e quindi del lettore) con la protagonista; e forti sono anche figure dei personaggi comprimari, dipinti con realismo amaro e ironico al tempo stesso. Tutt’intorno c’è il fiato ineffabile della natura che si confonde con quello ineluttabile del tempo (c’è anche una parentesi dentro la natura selvaggia, primitiva e ruvida della Corsica, in simbiosi con la scoperta di una precaria sensualità). I cicli delle stagioni, le luci e i colori della terra e il palpito misterioso del mare sono come il simbolo naturale d’accompagnamento delle fasi di una vita, del divenire del destino di Jeanne, infine aperto a un fiotto di ultima, tenera speranza.