Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

17ottobre
2025

Emanuele Trevi

Solferino

Emanuele Trevi, scrittore che ama pescare con curiosità partecipe dentro le storie vere degli altri e anche in quelle del suo cerchio familiare e affettivo, questa volta racconta la storia dell’innamoramento di sua nonna. Una nonna vedova, “regina madre” dentro la sua antica dimora con annesso un misterioso giardino giù nella Calabria ancestrale, come fuori dal tempo. Questa nonna, chiamata Peppinella, vive e anzi regna su quella piccola porzione di civiltà in dissolvenza (un che di Magna Grecia, di lenti ritmi atavici) scortata da due singolari dame di compagnia, Delia e Carmela. E dunque lei, passati gli ottant’anni e diventata (ricorda il suo nipote scrittore) bellissima proprio a quell’età, all’improvviso incontra la figura aristocratica, distinta e un po’ patetica di un anziano Conte imparentato con tutto un mondo nobiliare di antico lignaggio. Quel Conte gentile coltiva come un collezionista compulsivo una sua passione inesausta per la storia dei Borboni, la monarchia sfiorita e decaduta del Regno delle Due Sicilie, dei Re di Napoli. Fra il Conte sussiegoso ed educato (un vero gentiluomo all’antica) e la nonna Peppinella nasce a poco a poco il bagliore di un incantesimo, di una attrazione che ha tutto dell’innamoramento ma viene anche contenuto nelle forme quiete, platoniche (ma non meno intense forse, di molte appassionate cotte giovanili) dettate dall’età tardiva. I due trascorrono ore liete, pensose o chiacchierate, seduti sulle seggiole di giardino o di casa, guardandosi e piacendosi e così fermando un poco l’inesorabile trascorrere del tempo che per loro non durerà moltissimo e poi continuerà senza di loro. Ma intanto si godono questa loro compagnia affettuosa, questa specie di comunione amorosa ben controllata e discreta, in cui l’uno è complementare all’altra e in due vivono l’ultima emozione di un ultimo amore (o quasi amore, chissà) senza smanie e senza complicazioni fisiologiche. Il nipote, che ama scendere in Calabria nella dolcezza anch’essa declinante degli ultimi tepori estivi di settembre per scrivere in tranquillità, nella casa della nonna è testimone di questa delicata storia di intimità senile ma non per questo meno bella e meno profonda. Trevi, per dirci questa storia, usa la musicalità piana e armoniosa di una scrittura attenta, minuziosa, mai smodata ma ammiccante, allusiva, e ci racconta gesti, parole, sentimenti percepiti e sensazioni, assieme a scorci splendidi di paesaggio e luci di una Calabria che riassume nel battito degli attimi del presente tutti gli esausti secoli della propria storia appartata e arcana. Le categorie che vengono in mente, per dare il tono di questo romanzo breve e bello, sono quelle della tenerezza e della malinconia, con tocchi di delicato umorismo. Quanto poi la storia sia andata proprio minuziosamente cosi, non è importante e non ci interessa. E del resto lo stesso autore, in un passaggio del racconto, ci avverte: “non c’è mai stato un sistema infallibile per separare la memoria dall’immaginazione – tanto che spesso la nostra vita mi sembra un miscuglio irreparabile di cose che crediamo di ricordare e di cose che crediamo di aver dimenticato”. Ovvero quando la memoria diventa letteratura.